Progetto Policoro
Animatrice di comunità: Pamela Montanari
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Tutor: Suor Gina Masi
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Domanda
Diario di bordo

DIARIO DI BORDO DI UNA ÈQUIPE
Progetto Policoro – 26/02/2021
Continua il percorso dell’equipe del Progetto Policoro, tra gli ostacoli della pandemia che non accenna a stringere la sua morsa e il desiderio di approfondire i temi cari al Progetto, in materia di Giovani, Lavoro e Vangelo, Appuntamento per venerdì 26 febbraio rigorosamente utilizzando gli strumenti telematici, di cui è bene saper cogliere il vantaggio in questo tempo di distanze.
L’incontro si è snodato intorno alla parola lavoro. Matteo Andresini, direttore dell’ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro e tutor del Progetto Policoro della diocesi di Gubbio, ha aperto la serata, evidenziando la molteplicità di paradossi e di tensioni intorno al tema del lavoro. Per un verso, la giornata lavorativa assorbe la gran parte delle energie degli uomini e donne dei nostri tempi, assumendo sempre maggiore peso nell’esistenza di ciascuno di noi. Al contempo, però, il lavoro è vulnerabile, minacciato; soprattutto nei periodi di crisi degli ultimi decenni, viene sacrificato sotto il vessillo della competitività ad ogni costo.
Evidente è la torsione che il lavoro ha avuto nel corso dei secoli: da stigma dei subalterni contrapposto all’ozio dei ricchi e potenti che vivevano sulle fatiche altrui, a strumento di dignità che la cultura cristiana, domenicana e francescana in particolare, gli ha riconosciuto.
Diversi gli economisti citati nella serata. Sono state ricordate le luminose, e certamente avanguardistiche, parole di Luigino Bruni che qualificava il lavoro come dono di sé e dono per gli altri. Si compie così un atto d’amore nel prestare le proprie energie, fisiche e mentali, nell’impegno lavorativo.
Seguendo questa ricostruzione, appaiono scolorite e prive di significato le classifiche della dignità dei lavori, ovvero l’attenzione affannosa alla retribuzione. C’è valore in ogni secondo speso per essere, attraverso i propri compiti e mansioni, fonte di bene, oltre che per sé, anche per l’altro, che sia alunno, utente, cliente, collega, superiore o semplicemente qualcuno che ha bisogno di noi. Così, la madre lavoratrice, con la propria capacità di generare e far fiorire la vita nel suo divenire, costituisce risorsa indispensabile, e non fardello, per qualsiasi organizzazione che ha a cuore non solo il massimo profitto nel breve periodo, ma la continuità e prosperità della sua azione, sapendosi reinventare quotidianamente oltre le sfide delle fasi cicliche avverse.
I presenti, invitati ad una riflessione su cosa è e cosa non è il lavoro, e su come questo può essere calato nella realtà giovanile di oggigiorno, hanno posto l’accento sul lavoro che consente la soddisfazione dei bisogni primari, nonché come mezzo di riscatto. I giovani, e non solo, dovrebbero saper raccogliere qualsiasi attività come opportunità, un’esperienza di crescita e di arricchimento, traendone indicazioni per proseguire sul percorso di orientamento. Per questo, anche lo sforzo fisico riacquista un suo ruolo: accompagnatore privilegiato del corpo all’equilibrio con l’anima, in continua ricerca di Dio. È innegabile, si è sottolineato, che la pandemia stia mutando la pratica del lavoro, privandola della dimensione relazionale e sociale, la quale non può essere coltivata tra le mura domestiche, lasciando agli smartworker confusione tra ciò che è tempo lavorativo e tempo di riposo.
La profondità della riflessione su chi è lavoratrice e lavoratore, elaborata durante l’incontro, pone di certo obiettivi elevati e lontani, nonché apparentemente anacronistici. La chiesa, tuttavia, non può non occuparsi di tale tema guardando l’orizzonte, anche aiutata dal progetto Policoro che concretizza quel vigoroso impegno educativo nei confronti dei giovani, per provare a costruire, tutti insieme, un nuovo concetto di lavoro.
Equipe Progetto Policoro
Camerino-San Severino Marche

Nella serata di venerdì 29 gennaio si è svolto l’incontro in modalità telematica dell’Équipe del Progetto Policoro.
L’occasione è anche quella di richiamare i fondamenti del Progetto: Giovani, Lavoro e Vangelo oggetto di questo e dei prossimi incontri. Fin dalle prime battute, si inquadra il tema dei Giovani a partire dal n. 71 dell’esortazione post-sinodale sui giovani, Christus vivit: «La gioventù non è un oggetto che può essere analizzato in termini astratti. In realtà, “la gioventù” non esiste, esistono i giovani con le loro vite concrete».
Con questo approccio, suor Gina Masi ha introdotto il tema odierno liberando il campo dalla tentazione di pensare il giovane solo come “il futuro del mondo”. Essi, in realtà, sono il presente e sono protagonisti di scelte fondamentali, non meri soggetti di scelte altrui.
Il Progetto Policoro, infatti, si rivolge ai giovani tra i 23 e i 35 anni e chiede loro di essere coraggiosi imprenditori con progetti innovativi ed intraprendenti. Purtroppo, la pandemia ha interrotto tanti percorsi e, soprattutto tra i giovanissimi, si è insinuata una nostalgia di relazioni “normali” che sfocia spesso nella frustrazione e nell’isolamento. In una recente intervista, il Prof. Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale Bambino Gesù, ha evidenziato il crescente disagio manifestato dai ragazzi sempre più chiusi, isolati e aggressivi, privati delle relazioni proprie dell’età dello sviluppo: amici, scuola, sport, attività ludiche. Inoltre, questo isolamento forzato ha portato ad un preoccupante aumento dei tentativi di suicidio e di atti di autolesionismo tra i più piccoli.
I giovani vivono immersi in una cultura dell’edonismo, della ricchezza, della perfezione esteriore, del prodotto di marca. Tutto ciò però spesso maschera grandi dolori familiari, paure inconfessabili e ferite profonde; cresce sempre più la cosiddetta sindrome da prestazione provocata dalla proiezione sui giovani del bisogno di perfezionismo e di competizione che caratterizzano il mondo adulto. Più che parlare di loro, occorre ascoltarli, lasciarli esprimere nel loro bisogno di amicizia, affetto, crescita, cambiamento.
Mettere al centro il giovane si traduce nel fargli scoprire che è capace di sognare: è questo lo scopo dell’educazione, la difficile arte di “lasciar venire fuori”, far in modo che il talento, l’indole, il carattere del giovane possa esprimersi e trovare una propria direzione. Piuttosto che orientarli a scegliere una professione che non amano ma con la quale “si guadagna”, sarebbe bello e gratificante lasciar emergere i loro desideri profondi ed accompagnarli nella scoperta e nella realizzazione dei loro sogni. Essi portano in sé l’inquietudine, la mutevolezza, la fragilità: per questo è necessario accompagnarli in un cammino di educazione, ben diversa dalla formazione che interviene solo in un secondo momento, dopo che il giovane ha individuato chi è, cosa vuole e quale percorso deve compiere per raggiungere i propri obiettivi.
Beatrice Donati è un esempio della realizzazione di un sogno perché ha creduto in un sogno e, ora, porta avanti una startup “Be-ars” che produce prodotti ecosostenibili.
Nel dibattito tra tutti i membri dell’Équipe sono emerse le varie immagini che ognuno ha della giovinezza. Per qualcuno, il giovane è chi ha ancora davanti a sé tutte le scelte possibili; per altri, i giovani d’oggi sono molto più consapevoli di ciò che non vogliono, ma spesso sono vinti dal pensiero comune e fanno fatica a distinguersi dal gruppo vivendo una profonda solitudine e/o isolamento. Per molti, i giovani hanno bisogno di essere accompagnati anche solo con un piccolo sostegno fino a raggiungere i propri obiettivi. In questo senso, proiettare su di loro il catastrofismo degli adulti non li incentiva ad essere coraggiosi: è necessario sostenerli e dar loro fiducia, far vedere loro il futuro possibile. Per chi è genitore, il confronto con il mondo giovanile non è sempre semplice e la tentazione di volerli sostituire nelle scelte che appartengono solo a loro, a volte, è molto forte. Quando si incontra un giovane, si riconosce di essere su una “terra sacra”, si prova una sorta di riverenza nei loro confronti e si percepisce l’impulso della loro effervescente creatività e fantasia. Spesso hanno talenti e conoscenze straordinarie, ma la società e la chiesa raramente si pongono in ascolto dei giovani.
Se il Vangelo è il luogo in cui compiere questo accompagnamento, il modello non può che essere il Buon Pastore (Cfr Gv 10), colui che sa porsi accanto alle sue pecore, conoscendole una ad una nelle loro personali caratteristiche uniche e irripetibili.
C’è una domanda che rimane nel cuore: quanto ciò che pensiamo dei giovani è frutto della nostra riflessione astratta o fondata sui pregiudizi e quanto, invece, scaturisce dall’incontro vero e costruttivo con loro?
Per questa ragione, in collaborazione con l’Ufficio Scuola diocesano, diretto dalla prof.ssa Carmela Mundo, il 4 febbraio si è svolto un incontro con la classe 3^ superiore del Liceo Sportivo di Camerino per poter dialogare direttamente con i ragazzi su domande che loro stessi hanno formulato in relazione al tema dell’etica nel mondo del lavoro.
Inoltre, ogni 15 giorni, su prenotazione, è attivo il servizio orientamento giovani presso la sede UNICAM di Camerino.
Per continuare questo dialogo diretto con i giovani, nei mesi di novembre – dicembre 2021 è in programma un corso di formazione per le classi 4^ e 5^ delle scuole superiori sui temi dell’etica e della dignità del lavoro che saranno organizzati e condotti dall’Équipe del Progetto Policoro.
Il prossimo incontro dell’Équipe si svolgerà, sempre a distanza, il prossimo 26 febbraio.
Èquipe Policoro
Camerino-San Severino Marche